giovedì 2 dicembre 2021

Un grande allenatore e una squadra modesta

 Così si potrebbe definire la Roma di oggi. Basta che sia assente il suo uomo migliore, per tecnica e tattica, ma anche per dedizione, ovvero Pellegrini, ed ecco che la Roma si ritrova ad essere quel che è: una formazione modesta, verso il mediocre, capace di perdere contro tutte le grandi che ha finora incontrato, tranne il pareggio con il Napoli; ma sa perdere anche con le provinciali con grande continuità. 

Quest'anno potremmo ricordare la sconfitta di Verona come quella di ieri in terra felsinea. Senza contare i sei gol presi in Norvegia. 

Come vedete, i numeri non mentono mai, al netto di una classe arbitrale veramente insufficiente, purtroppo la Roma resta quel che è: e su questo dobbiamo riflettere.


 

Una proprietà di persone talmente serie da evitare persino di parlare, prima di fare, penso io, è forse in grado di variare questo mezzo disastro che porta la nostra maglia. Non sembra un compito impossibile: si devono adeguare gli ingaggi al prodotto finale in termine di successi sportivi. Inoltre si deve acquisire le prestazioni di elementi più validi di quelli che possiamo vedere oggi.

Ecco per quale motivo la testa di Mourinho, anche quando sbaglia, come nella partita di ieri, dev' essere considerata molto preziosa: è uno abituato a vincere ovunque, quindi può capire con chi ha a che fare qui e cosa o chi invece servirebbe. Senza una testa, nessun corpo può progredire.  

La Roma, ieri, si è fatta battere da una maggior forma atletica dei felsinei, che correvano intorno a gente come Mkhitaryan. È bastata una difesa un poco arcigna, con Medel che sembrava un muro invalicable anche essendo alto come un tappo di bottiglia (non si offenda, il buon sudamericano) e la buona forma di un portiere che la Roma scartò anni fa, per mandare tra i pazzi la stellina Zaniolo e il grande acquisto Abraham. Gente, tra l'altro, valida ma che raramente riceve un pallone giocabile. 

Perché, con tutta la considerazione per l'arretramento produttivo in termini di pressing degli attaccanti, a loro la palla va servita per andare in porta. E infatti al Bologna è bastato un tiro da cecchino del suo uomo migliore per vincere. Questo anche dovrebbe farci riflettere.

I nostri non sono capaci di far triangolazioni che producano il classico uomo in area. Non si vede un cross decente. Non si vede un tiro scagliato da lontano se non in rare occasioni. E, il difetto peggiore, è che siamo una squadra dannatamente lenta.

Inoltre, la carenza di un regista ovvero di uomo capace di dettare passaggi e tempi alla squadra è l'elemento più preoccupante dal punto di vista tecnico.

Non esiste più l'alibi di una panchina carente, quindi ora è possibile operare in termini di organico. Non possiamo farci sfuggire questa occasione.

Probabilmente, tra titolari e panchina, nella Roma si possono salvare 4-6 uomini in tutto e appare chiaro che c'è una stagione comunque da salvare almeno con il quarto posto. Mourinho queste cose le vede come le vedo io. 

Dobbiamo attraversare questo deserto ma chiunque arrivi, a gennaio come a giugno, dev'essere in grado di migliorare l'organico e non costituire la classica pezza sul vestito usato. 

Servono soprattutto titolari, dal centrocampo, fino a due centrali in grado di correre e contrastare, per poi andare a un'ala vera che riesca, pensate un po', a crossare e saltare un uomo. 

A gente come Zaniolo, Abraham, oltre a qualche ragazzo che per età e impegno dimostrato,  ha evidentemente bisogno di tempo, e non dovremmo neppure fare l'errore fatto con Scamacca, che proviene dalla Primavera romanista,  possiamo dare un campionato intero per dimostrare che possono servire alla causa, non oltre.

La Roma dev'essere ricostruita e serve anche scegliere il modello da attuare. Si può vincere in tanti modi. Noi abbiamo dimostrato il contrario, in oltre dieci anni: come si perde.  

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