domenica 29 giugno 2025

La verità sulla Roma e i club di tutto il mondo la vedete dal mercato

 Al di là del tifo per le varie squadre, fonte di divisione eterna tra i tifosi, gli unici che pagano veramente nel mondo del calcio e meriterebbero non solo di assistere a uno spettacolo migliore ma certamente il meno inquinato possibile da imbrogli e ruberie varie, meritano anche di poter riflettere su temi importanti per tutti e quindi qualcuno deve pur dire la verità sul momento del calcio mondiale e per quale motivo le competizioni si moltiplicano invece di dare un po' di respiro agli atleti. 

Questo compito me lo prendo io, semplice tifoso romanista che non lavora per alcun giornale e quindi non ha censure da poter soffrire. Dico quel che penso, questo me lo potete concedere senza remore. La verità la deciderete voi, lettori di questo minuscolo blog, senza mezzi di sostentamento e senza pubblicità e quindi senza guadagni. Quel che vedete, ogni tanto, a favore di blog amici è semplice scambio di link, quindi senza circolazione o scambio di denaro, chiaro?

Bene. il mondo del calcio produce guadagni anche per il grande indotto che ha. Accanto a squadre di tutto il mondo, alle federazioni, esistono agenzie di scommesse e produttori di gadget e magliette. Lo spettacolo in sè produce milioni di guadagni, il fisco se ne prende una parte e quindi tutti mangiano e sono felici e contenti, da questo punto di vista.  Eppure, da anni ci dicono che è necessario mettere sotto controllo  i bilanci delle società che spendono troppo per il volume di ricavi che godono e quindi a volte si indebitano e falliscono. Un certo controllo esiste a livello nazionale, e qui si chiama Covisoc, e un altro si svolge a livello europeo tramite la UEFA.

Teoricamente si tratterebbe di società private, quindi dovrebbero rispondere soltanto alla giustizia ordinaria ma il calcio impone alcune sovrastrutture interne che sono persino regolate a forma di legge, per esempio in Italia dove la Covisoc è stata istituita con legge di stato. Basta leggere la legge 91 del 23 marzo 1981

Come ogni attività umana, non è possibile che si svolga fuori dai parametri di legge cioè con la totale, presunta, autonomia che vorrebbero certi presidenti di società calcistiche. Possiamo discutere anni sulla giustizia o meno delle imposizioni di legge su singoli o comunità ma di certo la legge viene fatta rispettare con la forza da ogni stato e talvolta persino dalle organizzazioni internazionali. Spesso, il problema è come viene interpretata una legge, più che come viene fatta rispettare o meno.

Io chiamo circo il mondo del calcio italiano non perché le sue regole siano in contrasto con le regole vigenti nel paese ma per il modo nel quale viene condotto con tutte le imperfezioni rilevabili, per esempio, nell'applicazione del regolamento calcistico nelle varie gare ,da parte di giudici, arbitri e VAR. Ecco il problema di ogni legge o regolamento, al di là della effettiva giustizia nel farle rispettare, si deve capire innanzitutto se sono valide per tutti e per sempre. Non mi pare che il calcio italiano goda di queste virtù. Basta vedere il modo nel quale sono arbitrate le varie squadre che pare proprio sia relativo alle sfere di influenza economica che possono rivestire. Il che è sempre molto opinabile.

Opinabile almeno come la questione dei bilanci calcistici, con l'eterno problema del valore che si attribuisce a un calciatore e della plusvalenza che si può calcolare o meno sul bilancio in essere. E questo accade, a mio avviso, perché pur considerando le masse monetarie che muove e gli interessi specifici che si innestano, il calcio è un gioco. 

Potremmo mai dire che ogni attività umana è un gioco? No di certo. Ma il calcio è un gioco, è un'industria, è una grande produzione collettiva di affari e dovrebbe essere rispettato come tale. E ancora una volta, non mi pare che in Italia accada questo.

L'Italia è una nazione considerata tra le più importanti calcisticamente nel mondo. La ragione risiede anche nel numero di competizioni mondiali conquistate con un titolo. Il titolo mondiale è stato conquistato dal Brasile 5 volte, da Italia e Germania 4 volte, Argentina, 3 volte, Uruguay e Francia, 2 volte. 

Purtroppo, l'Italia non partecipa alla fase finale del mondiale per nazionali da due edizioni e rischia seriamente di non partecipare neppure stavolta. Dal punto di vista meramente sportivo, possiamo mai dire che l'Italia sia diretta, nei suoi massimi vertici calcistici, da persone adatte a quel ruolo? E tali persone cosa possono produrre quando si tratta di esprimersi su questioni come la vita delle varie leghe e quindi dei club interni alla nazione calcistica italiana? Le due questioni potrebbero non esser collegate direttamente ma i pesantissimi dubbi in materia resistono a ogni logica contraria possibile.

In questo contesto, questo blog tratta soprattutto delle vicende della AS Roma. Oggi, in pieno 2025, tale società è fortemente condizionata dalle regole UEFA che impongono certe restrizioni finanziarie. Quindi, al di là che tutto questo sia giusto o non giusto, comunque ci si deve fare i conti e adeguarsi. In caso contrario, l'UEFA impone alcune sanzioni: multe, limitazione al numero dei calciatori ammessi alle competizioni europee, e addirittura l'esclusione  dai tornei, nei casi più gravi.

Il tutto sarebbe verificabile sempre in un tribunale sportivo e non, come già è accaduto in varie occasioni. Ricorderete la questione Bosman: nel 1995 la Corte di Giustizia Europea costrinse il calcio ad adeguarsi a codici di condotta internazionali considerati prevalenti.  Da allora, i giocatori europei possono trasferirsi a titolo gratuito in altro club alla scadenza del contratto precedente.

Questo significa che ogni regola o regolamento calcistico potrebbe essere impugnato davanti a una corte giudicante ma chi ha interesse a farlo? Il signor Bosman, all'epoca, certamente poteva avere interessa a trasferirsi da una squadra all'altra senza vincoli particolari ma oggi chi potrebbe mai impugnare le regole finanziarie imposte ai vari club e per quali interessi? A me pare corretto ragionare sempre in questi termini quando si tratta di calcio. 

Oggi, la Roma dovrebbe cedere due titolarissimi come Angelino e Ndicka, ad esempio,  per i vincoli dell'accordo firmato con l'UEFA che, tra l'altro, costringeranno il club a particolari precauzioni anche nella compravendita dei calciatori per l'intera stagione che ci aspetta, entro giugno. Altre squadre, in Italia, stanno vivendo restrizioni anche peggiori.

Giusto? Sbagliato? Parzialmente ingiusto? Chi si impegnerà a portare all'attenzione di una corte giudicante la liceità di certi regolamenti? I tifosi che pagano sempre hanno diritto o no a un chiarimento definitivo e  lampante su questioni  così stringenti per i club per cui tifano e pagano? E se un giorno ci stancassimo di tutto questo?



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