sabato 26 marzo 2022

Crisi annunciata per il calcio italiano

 Siamo in un Paese che sta declinando da parecchi anni, stante una crisi economica sistemica. Significa, in parola povere, che la nostra capacità di produzione e di esportazione è fiaccata da una monenta troppo forte. 

Detto questo, il nostro calcio non sfugge alla regola generale. Esiste quindi un problema economico che tuttavia va a sconfinare in un problema sociale. Il calcio non attira come un tempo soprattutto i giovani. Economicamente, poi, si fa il terribile errore di imporre regole fiscali pesantisisme sugli introiti delle società e persino sugli ingaggi erogati. 

Per i ragazzi, diventare calciatori significa iniziare una trafila pesantissima sui campi di periferia, tra agenti che ti inchiodano con i cartellini e le famiglie che magari sognano un figlio medico piuttosto che ingegnere. La fame che, inutile fare ipocrisie, sceglieva tra i migliori in Brasile, Argentina e altri paesi sudamericani, qui da noi non si vede. 

Per anni, i vari Maradona sono nati in condizioni di disagio estremo dove il pallone era fatto di stracci e i sogni erano gli unici che potevano costituire una speranza di vita molto più solida del PIL nazionale. 

Da noi sussiste una strana situazione dove la povertà di base aumenta ma il livello di vita, calmierato dal reddito di cittadinanza e dalle pensioni dei più anziani, non scende di tanto. Un'economia drogata da un falso welfare e che tuttavia sterilizza la forza che nasce dalla disperazione. 

Il calcio è nato dal popolo, era uno sport povero. Oggi, i livelli retributivi garantiti da ricchi sponsor e televisioni per i Romando di turno non bastano più a favorire dovuti ricambi generazionali. I ricchi restano ricchi e i poveri pensano che sia impossibile raggiungerli a pallonate.

Detto questo, restano gli errori di un selezionatore (si chiamano così i tecnici della Nazionale) che non ha saputo rinnovare la squadra che vinse l'Europeo, condannandosi da solo. Le nuove leve, come Scamacca e Zaniolo erano in tribuna, l'altra sera. 

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Qualcuno ride a queste considerazioni, sostenendo che bastava l'Italia vista in campo per battere la Macedonia. Eppure, la realtà ha detto il contrario. Noi non sappiamo se in futuro squadre oggi considerate outsiders saranno invece ai vertici del calcio che sarà. Di certo, serve un selezionatore che capisca che il calcio moderno è in velocissima evoluzione e si deve tornare a vedere i migliori giovani anche nelle serie inferiori, dove la legge la fanno i procuratori e gli agenti senza scrupoli.

 Si può pensare a un club Italia dove far crescere, tramite le strutture federali, i migliori calciatori mediante incontri e allenamenti imposti alle società magari con la pausa invernale che funziona già in altri paesi per motivi climatici. Le idee a noi Italiani non sono mai mancate,  spesso però non vogliamo far funzionare il cervello. Questo è l'ulteriore ostacolo e non solo per il calcio.

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