sabato 19 febbraio 2022

Roma - Verona come occasione per riflettere

In tribuna, ieri sera, c'era il presente e il passato della Roma: i Friedkin, tornati allo stadio dopo quasi un mese di assenza e Totti e De Rossi, seduti vicini, a guardare una Roma che hanno ancora nel sangue e nel cuore. 

Poi, in campo, ci sono state due magie contrapposte: quella di Tudor, in panca rossoblu, che dal suo arrivo ha saputo trasformare una squadra inespressa in un gruppo che sa gioare e lottare, tipico di certi, ottimi, allenatori giovani. 

Dall'altra panchina,  abbiamo potuto vedere una vecchia gloria, piena di successi, che ha pensato di doversi affidare ai giovani prinpici perché gli altri si sono trasformati in ranocchi. Lo spettacolo mostrato dai titolari è stato deprimente come al solito. Ma è bastato meno di un tempo, a Zalewski, Volpato e Bove per riportare la Roma al pareggio segnando due gol in tre. 

Questo fa pensare che laRroma di oggi abbia molte anomalie a cui far fronte.

La prima è un grande tecnico che non riesce a riprendere contatto con un campionato difficile dal quale manca da troppo tempo. Burrascosi rapporti con gli arbitri e risultati che non arrivano: la Roma va peggio dello scorso anno.

Eppure, non può essere certo responsabilità di Mourinho se a livello di organico sembra addirittura meno forte. Partiti il portiere titolare, Pau Lopez, e Djeko e mancando per infortunio Spinazzola, così importante anche per la Nazionale, abbiamo visto l'innesto finora postivo di Abraham e il ritorno di Zaniolo oltre all'acquisto di Vina.

Abbiamo anche visto il progressivo peggioramento degli altri titolari. Viene da pensare, a questo proposito, che evidentemente gli ultimi due tecnici, Fonseca e Mourinho, non insegnassero calcio a partire dai fondamentali. 

Abbiamo anche visto sessioni di mercato imbarazzanti. 

Il problema della Roma si inizia a risolvere partendo dalla dirigenza che oggi manca. Segue il settore tecnico, prima dell'organico.

Il calcio è una disciplina troppo antica per sorprenderci con i suoi misteri. Ne conosciamo dinamiche e riti, pertanto possiamo tracciare una linea che possa sintetizzare quel che non funziona e quel che invece è un punto di forza. 

Tornando alle tribune di ieri sera, è stata fin troppo evidente la sensazione che un certo passato sia comunque da rimpiangere e reintegrare al più presto e parlo di Totti e De Rossi ma non solo loro due. Sono stati anima e gambe della Roma in campo e sinceramente non si vede perché ne debbano restare esclusi oggi.

Rispetto al settore tecnico attuale, resta da vedere quanto e se Mourinho voglia restare e con quali motivazioni. Al di là della mancanza di dichiarazioni dell'attuale proprietà, appare evidente che i Friedkin non vogliano discostarsi dal bilancio attuale per operare sul mercato. 

Le ottime evidenze del settore giovanile, dove Alberto De Rossi continua a fare miracoli, spingono a ipotizzare una Roma che riparta da lì, con elementi da far crescere, in un gruppo dei titolari che conservi i migliori. Sinceramente, a parte Smalling, Pellegrini, Zaniolo e Abraham, faccio fatica a salvare qualcuno degli attuali titolari.

La Roma ha perso un'identità di squadra che va al pari con il deperire tecnico e atletico dei vari Karsdorp, Vina, Ibanez, Cristante, Veretout, El Shaarawy, Shomurodov. Non manca l'impegno, e tuttavia costoro detengono ingaggi da grande squadra.

Sento talvolta affermare che i tifosi non sono ragionieri. Purtroppo, i bilanci nel calcio che conta sono il dodicesimo uomo in campo e determinano la composizione delle squadre.

Si può fare un'ipotesi su quel che avverrà prossimamente. Una seconda rivoluzione nel mercqato operata da Mourinho farà in modo da limare ulteriormente ingaggi e presenze ormai non più efficienti. 

I nuovi proverranno da una compravendita si spera migliore di quelle che abbiamo visto negli ultimi e integrando i giovani più promettenti. Il graditissimo ritorno di figure storiche come Totti e De Rossi riporterebbero conoscenza e professionalità nel settore tecnico e nella dirigenza.

La nuova Roma non deve preoccuparsi di trofei o qualificazioni nell'Europa che conta, ma tornare a fare calcio con coerenza e lucidità utilizzando al meglio il settore giovanile che ieri sera ha dato un'altra, illuminante, dimostrazione a cosa serva. Troppa ignoranza calcistica, fretta, semplificazioni e dabbenaggine nel mercato abbiamo visto negli ultimi anni.

Tocca fare quel che fece con Dino Viola, quando la Rometta consegnatagli da Anzalone, un costruttore romano che dal 1971 al 1979 fece il possibile dopo un disastroso mercato del presidente precedente Marchini, con le cessioni finali di Spinosi, Landini e Capello alla Juventus. All'epoca c'era un altro mago in panchina: Helenio Herrera che entrò in rotta di collisione con il presidente per la cessione dei tre gioielli. Quella Roma tra l'arrivo di Del Sol e Amarildo, brasiliano eccezionale, arrivò al sesto posto finale. Era un calcio quasi marziano rispetto a oggi dove la classifica finale è fatta anche dai rapporti che i direttori sportivi hanno con i procuratori dei calciatori.

La Roma deve trovare un suo equilibrio relativo alla ricostruzione ormai necessari,a riportando i valori della romansità a Trigoria e la consocenza pura del pallone. mourinho ne potrà essere una colonna se dciderà in tal senso. Deve soltanto onorare il contratto che lo lega a Roma per due anni ancora che possono tramutarsi negli anni della ricostruzione. 

Ho già scritto che i primi acquisti sono necessari nella dirigenza e nel settore tecnico. Spero proprio che qualcuno in grado di ragionare, a Trigoria ci sia ancora.

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