giovedì 13 aprile 2023

I turbamenti dell'anziano Mourinho

 


La Roma dovrà ora battere con due reti di scarto gli olandesi del Feyenoord per poter arrivare alle semifinali di Europa League. Vincere un trofeo continentale e quindi conquistarsi sul campo la Champions, in realtà operazione possibile da conseguire anche tramite il campionato. 

Non si può dire che la Roma vada male anche se il suo gioco è piuttosto speculativo, non certo brillante. In campionato, cinque punti dalla seconda non pregiudicano in alcun modo l'indispensabile quarto posto finale. 

Forse il peggior capitolo della stagione riguarda l'inopinata eliminazione da parte della Cremonese in Coppa Italia. Bruciano anche i due derby stagionali persi e comunque l'attuale distanza in classifica dalla rivale cittadina. 

Non possiamo dire che il rendimento generale sia scarso ma certamente pone dei problemi di crescita che non sarà facile ottenere. 

Non essendo le finanze disponibili un punto di forza, la Roma si trova a fare i conti sul mercato e interrogarsi contemporaneamente sulle intenzioni della proprietà. Personalmente penso che se i Friedkin si convinceranno che non sia possibile la costruzione dello stadio, e tendo ad avvalorare quest'ultima ipotesi, molleranno la presa. 

Da questo pensiero nasce la considerazione che la Roma non avrà mai il denaro sufficiente per formare un team vincente su ogni fronte. Mourinho è stato molto abile a pensare che difendersi in cinque potesse garantirgli una base su sui contare per formare un gruppo coeso se non vincente. 

In Italia, una buona difesa produce vantaggi immediati. I giocatori-chiave, Mourinho li ha valorizzati, trovandoli già a Roma, oppure se li è creati, come Zelenski.  Oggi nessuno rinuncerebbe a Smalling (che ha rinnovato, finalmente), Mancini e  Ibanez. La sensazione è che Spinazzola e lo stesso Zelenski necessitano di cambi maggiormente efficienti di Celik e Karsdorp. 

A centrocampo, Matic è l'uomo determinante mentre Cristante e Wijnaldum offrono concretezza e soluzioni alternative. 

I dolori iniziano con un attacco deludente e sotto produzione standard: Abraham e Belotti non segnano neppure lontanamente come ci si aspetterebbe da loro. La vera stella è Paulo Dybala, che purtroppo soffre di problemi muscolari, come ricordano bene a Torino. L'altro asso dell'attacco, Pellegrini, quest'anno non ha reso per nulla. El Shaarawy è un'ottima alternativa per tre posizioni in campo (sostituto di Spinazzola, trequanrtista e ala) ma la sensazione è che abbia un'autonomia di venti minuti al massimo. Solbakken potrebbe necessitare di ulteriori prove a sostegno. Volpato non ha offerto le garanzie minime richieste dall'allenatore per giocare con continuità, come pure Bove. 

Sono certo che alcune cessioni tra prima squadra e riserve potrebbero creare un tesoretto da investire in un attaccante da almeno 30 milioni che possa coniugare velocità e tiro anche da lontano. Il problema è cedere certi esuberi e qui conta l'abilità dei dirigenti addetti e le conoscenze dei procuratori. Tuttavia, il quesito principale è quanto investire affinché Dybala rimanga. 

Ottimo tecnicamente e al tiro ma fragile come una coppa di cristallo. Ogni suo stop significa incertezza sul modulo e soprattutto un calo ponderale di ogni azione offensiva realizzata con successo. 

Lo stesso Mourinho non è riuscito a ottenere le garanzie di una conferma certa da parte della proprietà. Su questi due temi si deciderà la crescita romanista che senza la partecipazione alla Champions (e 50 milioni garantiti) molto probabilmente non ci sarà.

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