sabato 29 gennaio 2022

La Rometta è tornata

 Devo ammettere una triste verità. La gestione pallottiana di questa squadra ha riportato in auge l'antica Rometta, la squadra che non aveva conosciuto ancora Viola e tanto meno Sensi, gli unici presidenti a renderla grande, e ancora con Anzalone, che la rilevò da Marchini, la Rometta era tutta intera nella sua mediocrità. 

 

Una formazione che aveva appena perso Spinosi, Landini e Capello, ceduti alla grande rivale bianconera. Da allora, i tifosi della mia età hanno negli occhi la grande rivale di Viola e la perfetta testardaggine del mitico presidente Sensi, un uomo che seppe portare la Roma dove l'orgoglio dei tifosi voleva e perque lche il suo ruolo meritava. 

La figlia del presidente, Signora Rosella, ha fatto quel che ha potuto, con eguale dignità e amore del padre. 

 

Poi la gestione passata alle banche che hanno trovato prima Pallotta, o meglio, il gruppo che esisteva dietro di lui; oggi la famiglia Freidkin, che più che altro garantiscono una presenza continua allo stadio a differenza del predecessore, nessun commento e qualche operazione degna di questo nome. 

La gestione pallottiana qualche ottimo giocatore fu un in grado di portarlo, per poi, puntualmente rivenderlo accusando esigenze di bilancio. Queste operazioni possono farle molte piccole squadre con eguali motivazioni.

 Le grandi squadre non cedono mai giovani promettenti ma al limite sfoltiscono le rose troppo costose iniziando dai profili meno utili o più anziani. La Roma di Pallotta ha perso giocatori giovani e in grado far vincere il Liverpool, come Salah e Alisson. 

La Roma dei Friedkin, per ora, è molto più accorta, avendo scelto una sorta di general manager come Mourinho che sta facendo il mercato oltre a svolgere il ruolo tecnico. Questa è la verità che non tutti riescono a cogliere. 

Nel mio caso è abbastanza evidente che, pur nella non inesauribilità dei mezzi finanziari a disposizione, l'atteggiamento dei nuovi proprierari differisce in questo rispetto alla gestione pallottiana. Il problema è il rendimento della squadra. Nel momento in cui scrivo questo pezzo, la Roma è al sesto posto della classifica di Serie A, fuori dalla Coppa Champions, a 15 punti dalla capolista Inter. Ha collezionato in campionato, finora, ben 9 sconfitte. Qualche riscontro con il passato potrebbe essere utile.

 

Nel 1954-1955, la Roma si prese il lusso di arrivare terza. Finì seconda dopo un provvedimento di penalizzazione dell'Udinese.  Il presidente era Sacerdoti.

Oltre tredici anni più tardi, nella Stagione 1968-1969, la Roma finisce all'8^ posto in classifica. Eppure riesce a vincere una Coppa Italia. Presidenti Ranucci-Marchini. 

 

Nel 1977-1978, la Roma si classifica ottava, con allenatore Giagnoni e presidente Gaetano Anzalone.  Poco prima dell'Era Viola in cui la Roma è rinata.

Questo brevissimo excursus nella storia nemmeno troppo antica del club giallorosso per farvi capire che la situazione attuale non è affatto dissimile dal passato. La presunta importanza di questi proprietari americani non collima con una maggior organizzazione interna e tanto meno con le vittorie che latitano anche rispetto al passato in cui la Roma era molto piccola, insignificante nei confronti di Juventus, Milan e Inter e talvolta anche del Napoli. Si chiamava appunto Rometta, in termini dispregiativi che identificavano la sua minore importanza soprattutto nei confronti del ruolo di capitale italiana. Pensate se questo titolo potesse adattarsi alla capitale spagnola piuttosto che francese o inglese o tedesca. Accade solo da noi, in Italia.

Se la Roma tradisce il suo ruolo di leader interna al paese che la ospita un motivo ci deve pur essere. Gestioni poco accorte o addsirittura scriteriate, l'assenza di una dirigenza capace e talvotla di tecnici confusionari.

Oggi sperare che Mopurinho dia il meglio di sé come manager, è l'unica speranza su cui fare leva per riportare la Roma in alto, a lottare da protagonista e con una buona reputazione europea.

La grande Roma non esiste più e quindi dobbiamo farla rinascere. Al tempo furono due grandi tecnici come Liedholm e Capello a procurarle le migliori soddisfazioni. Ripartiamo da Mourinho e speriamo per il meglio.  Senza tecnici che sappiano sfruttare adeguatamente il settore giovanile e il mercato, non si farà giorno. 

Se Scamacca, uno dei nostri giovani ceduti per pochi spiccioli, è il re del mercato di gennaio, dovremmo fare mea-culpa. Se arrivano giocatori di secondo piano, seppur utilissimi alla causa, come Sergio Oliveira, dovremmo cercare di capire come mai una delle riserve del Porto diventa titolare indiscusso da noi. Tutto qui. Non si tratta soltanto di soldi. 

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