mercoledì 19 luglio 2023

Dalla parte dei Friedkin... per ora

 Cari tifosi come me, devo scrivere un post dalla parte dei proprietari della Roma che stanno rischiando, per la prima volta dal loro arrivo, di essere fischiati, allo stadio come in altre situazioni. L'impietosa classifica delle spese nel mercato attuale, colloca la Roma all'ultimo posto per investimenti con un tondo zero.  Hanno le loro ragioni.

Per far quadrare, finalmente,  i conti di una società che appare come in perdita secca, non sono bastati i numerosi sold out, cioè la vendita completa dei biglietti nelle partite in casa. Le spese sono troppe. la loro prudenza nello spendere, poi si giustifica anche con la contrazione economica in atto in Europa. Un continente teso a procurare munizioni all'Ucraina che si sta impoverendo. 

L'Italia è tra i movimenti calcistici in recessione anche come titoli sportivi. Non partecipiamo al Mondiale, la massima competizione per nazioni, da due edizioni. Avendo vinto una competizione europea nel 2020 ma i club partecipanti contemporaneamente a tre finali nell'ultima stagione, sono stati tutti sconfitti, e la Roma sappiamo come. 

Siamo calcisticamente deboli come lo è il paese intero politicamente: i due dati sono perfettamente allineati. Del resto, la conduzione calcistica ai massimi livelli, così come quella ai massimi livelli della politica, latita alquanto. 

Insomma, le faccende calcistiche interne all' Italia del pallone vanno male se non molto male in corrispondenza con i dati internazionali. 

Capitolo stadio: come durante la gestione Pallotta, non si vede neppure il primo sassolino, altro che prima pietra. Appare pacifico che il sistema calcistico assegni l'Olimpico per la partite di Roma e Lazio. Nella capitale si è sempre costruito di tutto, come sappiamo, ma lo stadio della Roma dev'essere un problema grosso perché non si riesce a costruire. 

Io credo che i signori Friedkin abbiano percepito la grande difficoltà nel fare affari, qui a Roma nello specifico, oltre alla grande insofferenza che l'attuale conduzione del sistema-calcio ha verso i colori di questa città. Si scontrarono a capocciate anche il presidente Viola e il presidente Sensi, i due grandi condottieri sportivi che ricordiamo con gratitudine, contro la macchina calcistica nazionale.

Qualcuno sostiene che senza investimenti, nessun apparato manageriale possa progredire, e a ragione. Questo ragionamento ha però due limiti. Il primo attiene alla difficoltà economica generale del nostro paese. Il secondo riguarda lo stato del sistema calcio nazionale.

La decisione della proprietà di non cacciare un soldo nel rafforzamento del club, almeno per ora, limitandosi quindi a acquistare per quanto si vende, è tutta loro.  

Colpisce l'ultima posizione della Roma in quanto a soldi investiti, quindi anticipati, per il rafforzamento della squadra? Il mercato si può fare, con difficoltà crescente, anche tramite prestiti e acquisizione di atleti in regime di svincolo. 

Infatti, l'entità eccessiva degli ingaggi è soltanto il prossimo costo da abbattere. 

In questa situazione, possiamo soltanto valutare la gestione nel settore prettamente sportivo. Sappiamo già che i buoni risultati nelle coppe europee non collimano con eguale comportamento in campionato. L'altro dato allarmante è il probabile, a questo punto, addio di Mourinho (il presente, è l'ultimo anno di contratto), uno dei protagonisti assoluti dell'unico titolo, per quanto importante, conquistato durante la gestione attuale: la Conference. 

Una valutazione tecnica ulteriore potrò farla a fine mercato. Per ora a fronte di cessioni per circa 50 milioni, sono arrivati i parametri zero di N'Dicka e Aouar. Poco se non molto poco a fronte dei problemi reali di un'organico ancora gravemente incompleto. 



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